Psicologia e Corpo

Come è cambiato il rapporto con il nostro corpo? Come sono cambiate e come cambieranno le relazioni senza il contatto?

Il Corpo nella quotidianità

In una condizione di quotidianità tendiamo a ignorare le normali attivazioni fisiologiche del nostro corpo. Vi prestiamo più attenzione quando c’è qualcosa di insolito: se ci sentiamo stanchi, se percepiamo un sintomo, se proviamo dolore.

Avvertire una sensazione anomala attiva, mette in allarme e porta ad analizzare ogni sensazione corporea.

Se riusciamo a dare significato alla nostra sofferenza fisica, per esempio attribuendo la spossatezza avvertita alla febbre, o lo starnuto all’allergia, lo stato di allerta diminuisce. Quando invece non riusciamo a dare un senso al sintomo esperito è possibile sviluppare un disturbo di ansia o ipocondriaco (per un approfondimento sull’ansia, clicca qui).

Iperfocalizzazione sul Corpo

Dall’inizio dell’allarme coronavirus, l’attenzione al proprio corpo e alle sue attivazioni fisiologiche è aumentata: a ognuno di noi potrà essere accaduto di monitorare la propria capacità respiratoria, di essere allarmato per uno starnuto, preoccupato per un colpo di tosse.

In alcuni momenti può essere più facile riposizionarsi attribuendo il sintomo a una casualità, in altri momenti la preoccupazione di aver contratto il covid può prendere il sopravvento.

La maggiore iperfocalizzazione sul proprio corpo, tipica di questo periodo, potrebbe quindi incrementare lo sviluppo di disturbi ansiosi, fobici o ipocondriaci e l’attuazione di comportamenti disfunzionali come il tentativo di prevedere o evitare le situazioni temute, in questo caso i contesti sociali e i contatti con l’Altro (per un approfondimento sulle conseguenze della quarantena, clicca qui).

Il Corpo dell’Altro

Riaffacciandosi alle relazioni possiamo notare come ci sia una forte ambivalenza tra il desiderio di riavvicinarsi e la paura del contagio (per noi o per l’Altro).

Già nei primi giorni di lockdown era evidente questo contrasto: incontrando uno sconosciuto con la mascherina veniva naturale fare un cenno di saluto e di solidarietà, ma contemporaneamente cambiare marciapiede.

Oggi assistiamo ancora di più a questa ambivalenza tra il desiderio di incontrarsi e la necessità di mantenere le distanze.

Questo dualismo è però tipico di ogni normale relazione dove quotidianamente la voglia di condivisione si alterna al desiderio di indipendenza e di mantenere i propri spazi. Apertura e chiusura definiscono da sempre il rapporto con l’Altro.

In questo momento è importante comprendere come la distanza non sia frutto dell’assenza di desiderio o del rifiuto dell’Altro ma sia attuata per proteggere e tutelare. In questo senso la lontananza accresce la qualità della relazione, perché tutela l’Altro.

Tratto dall’articolo di Maurizio Neri, Il Piccolo

 

Le mie riflessioni sono state pubblicate su Il Piccolo del 26/05/2020 in un articolo di Maurizio Neri.

 

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