Perché le persone sono ansiose?

I SINTOMI DELL’ANSIA

Situazioni come queste, in cui proviamo una forte ansia, accadono spesso nella vita di tutti i giorni. Come possiamo notare, tutti e tre gli esempi sono accomunati non solo da agitazione e angoscia ma anche da forti sensazioni fisiche: tachicardia, sudorazione, respiro affannoso, disturbi addominali, nausea….

A cosa servono ansia e paura?

L’ansia è un’emozione fondamentale poiché ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per ottenere le migliori prestazioni possibili. Allo stesso modo anche la paura non deve essere considerata solo come un’emozione negativa perché ci consente di stare lontani dai pericoli e di reagire con prontezza in caso di necessità. Ansia e paura però, possono talvolta prendere il sopravvento.

Perché alcune persone sono più ansiose?

Come abbiamo notato negli esempi, l’ansia è sempre accompagnata da caratteristici sintomi fisici. Alcune persone tendono a focalizzare in modo eccessivo la loro attenzione su tali sintomi, perdendo di vista il contesto che li ha originati. La diversa rilevanza data ai sintomi fisici determina un maggiore o minore livello di ansia.

Se Simone continuerà a pensare al rossore del suo viso invece che alla sua presentazione, probabilmente la sua ansia aumenterà portando un maggior rossore e, di conseguenza, un peggioramento della sua agitazione. Si instaurerà così un circolo vizioso tra ansia e sintomi fisici e, quasi certamente, il colloquio avrà esito negativo. Allo stesso modo se Veronica e Chiara si focalizzeranno eccessivamente sui propri sintomi senza porre attenzione al contesto, si sentiranno ancora più agitate e le loro sensazioni fisiche peggioreranno ulteriormente.

Per chi presta molta attenzione ai propri segnali corporei ogni attivazione più intensa della norma può essere percepita come pericolosa. Questo può generare un forte stato d’ansia e la percezione di essere fragili e instabili, provocando così un ulteriore aumento di preoccupazione e agitazione.

Che strategie adottano le persone ansiose?

Spesso nei disturbi d’ansia possono essere presenti tentativi di prevedere o evitare le situazioni temute che rischiano però di peggiorare la sintomatologia già esistente. Cercare di prevedere i contesti ansiosi e tutte le possibili cause di agitazione infatti, invece di aumentare la sensazione di controllo, porta a preoccuparsi per tutte le cose negative che potrebbero accadere, incrementando così i sintomi fisici e favorendo la comparsa di un attacco di panico. Similmente, evitare le situazioni temute può inizialmente attenuare la sintomatologia ansiosa ma limita le possibilità esistenziali e predispone a problematiche agorafobiche. In generale, l’iperfocalizzazione sulle sensazioni corporee porta a percepire il proprio corpo come pericoloso e a sviluppare attacchi di panico o atteggiamenti ipocondriaci.

Che strategie sarebbe opportuno adottare?

Spesso in caso di problematiche legate all’ansia, come insonnia e tachicardia, verrebbe naturale rivolgersi al medico per chiedere un aiuto farmacologico ma, come abbiamo visto in questo articolo, non sempre è l’opzione preferibile anche a causa dello sviluppo di dipendenza e degli effetti collaterali dei farmaci.

In caso di disturbi d’ansia sarebbe opportuno rivolgersi a uno psicologo che favorisca, attraverso il racconto della storia di vita e l’analisi di avvenimenti specifici, una maggiore accordatura tra emozioni provate, cambiamenti fisiologici e contesto. Infatti, come abbiamo visto, spesso le persone ansiose tendono a focalizzarsi eccessivamente sui sintomi fisici, scollegandoli dal contesto. Analizzare insieme al terapeuta le situazioni accadute permetterà di limitare le sensazioni di pericolo e preoccupazione tipiche di tali disturbi e aumentare il senso di stabilità personale.

Se anche tu hai vissuto situazioni di forte ansia come Simone, Chiara e Veronica e vuoi raccontare la tua esperienza, lascia un commento nel box qui sotto. Se vuoi maggiori informazioni sui disturbi d’ansia puoi contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

 

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Bibliografia:

Dott.ssa Martina Acerbi Attacco di Panico: un corpo che urla

Arciero, Bondolfi, “Sè, identità e sitli di personalità”, Bollati Boringhieri, 2012

Dott. Alvaro Fornasari, Paura, ansia e attacco di panico

Dott. Alvaro Fornasari, Trattamento Ansia

Dott. Giuseppe Iannone Da dove viene l´ansia? L´eziologia dei disturbi d´ansia

Dott.ssa Valeria Noè L’espressione dell’ansia

Dott.ssa Valeria Noè Agorafobia

 

Depressione: come stare meglio

Nell’interessante articolo “Depressione: sintomi, segnali e terapie” il Dr. Giuseppe Iannone riporta in modo molto esaustivo le principali caratteristiche della depressione.

Possiamo notare che questa patologia è contraddistinta da umore depresso per la maggior parte del giorno, perdita di piacere per le attività solitamente svolte, variazioni dell’appetito e del sonno, alterazioni psicomotorie (rallentamento o agitazione), diminuzione dell’energia, difficoltà di concentrazione, sentimenti di autosvalutazione o colpa, pensieri di morte.

Come esseri umani siamo costantemente in relazione con gli altri e con l’ambiente circostante ma, come possiamo notare dai sintomi riportati dal Dr. Iannone, nella depressione è come se questo contatto si interrompesse, come se vi fosse una completa desicronizzazione tra la persona e il suo ambiente sociale. Tra i sintomi tipici vi è infatti il disinteresse per attività e relazioni interpersonali: come se l’intero mondo perdesse di attrattiva.

Tutto sembra lontano e irraggiungibile: le possibilità dell’avvenire paiono irrealizzabili o poco importanti. Infatti, la persona che soffre di depressione spesso fatica a progettarsi nel futuro, a immaginare di poter stare meglio o di cambiare: rimane invece proiettata nel passato, provando senso di colpa e rimuginando su eventuali errori commessi.

Pertanto, la terapia si concentrerà innanzitutto sul risincronizzare la persona con l’ambiente circostante, ridando ritmo alle giornate e stabilendo una routine che riempia i momenti di vuoto, al fine di rendere coerenti i tempi individuali con quelli del mondo.

In un secondo momento sarà necessaria una fase di attivazione per incoraggiare a trovare nuovi stimoli e interessi, a orientarsi verso obiettivi futuri e a porsi traguardi coerenti con le proprie passioni e i propri progetti.

Il percorso terapeutico dovrà quindi essere completamente personalizzato e rispettare la singolarità della storia di vita e le necessità di ogni paziente. É inoltre importante sottolineare che, come riportato in questo articolo e nel trattato del Dr. Iannone, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano l’utilizzo di farmaci per il trattamento di patologie depressive solo per i casi più gravi e sempre in associazione ad un approccio psicologico.

Se ti senti triste e apatico, se fatichi a trovare la motivazione per intraprendere nuove attività, se vorresti avere maggiori informazioni sulle caratteristiche della depressione e sulla sua terapia, puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

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Bibliografia:

Fuchs T. “Psychopathology of depression and mania: symptoms, phenomena and syndromes“, Journal of Psychopathology, 2014

Dott.ssa Valeria Noè I vissuti della depressione

E tu che cosa faresti se non avessi paura?

Consigli di lettura: “Chi ha spostato il mio formaggio?” Di Spencer Johnson

Chi ha spostato il mio formaggio?” è una breve favola che, in modo semplice e divertente, spiega l’inevitabilità del cambiamento e l’importanza di adattarsi ad esso.

I protagonisti della storia, due topolini e due gnomi, ogni giorno si avventurano in un labirinto in cerca del Formaggio necessario per il loro sostentamento. Dopo aver trovato un grosso deposito di cibo gli animaletti si comportano in modo diverso: i topolini continuano ad esplorare e fiutare i possibili cambiamenti nella scorta di Formaggio mentre gli gnomi si rilassano e si abbuffano senza preoccupazioni. Dopo molti giorni però, le provviste iniziano a scarseggiare: i topolini non si perdono d’animo e continuano le loro esplorazioni in cerca di nuovo cibo. Gli gnomi invece, certi che le loro scorte non sarebbero mai terminate, vengono colti alla sprovvista e perdono molto tempo a lamentarsi dell’ingiustizia subita.

I giorni passano e, mentre i topolini si godono le nuove abbuffate, gli gnomi continuano a tornare al vecchio deposito sperando di trovarvi nuovamente il formaggio. Sempre più affamati e dispiaciuti, si comportano tutti i giorni nello stesso modo, sperando che le cose cambino da sole. Finalmente però, uno dei due gnomi capisce che “se non cambi rischi di scomparire”: per essere felice deve quindi modificare il suo atteggiamento e ricominciare ad esplorare il labirinto in cerca di nuovo Formaggio. Lo gnomo è molto spaventato di aver abbandonato il deposito, il suo amico e tutte le cose che gli davano sicurezza ma capisce che è solo il timore a impedirgli di muoversi e cambiare.

E tu che cosa faresti se non avessi paura?

Interrogandosi con questa domanda lo gnomo trova il coraggio di proseguire fino a che, un bel giorno, riesce a trovare un nuovo deposito con un’enorme scorta di delizioso Formaggio. Vedendo che i suoi amici topolini erano già arrivati da molto tempo, lo gnomo si rende conto che “il cambiamento è inevitabile, sia che ce lo aspettiamo sia che ci colga di sorpresa”. Per questo è importante prestare attenzione a tutti i segnali ed anticipare i possibili cambiamenti:

Se noterai per tempo i piccoli cambiamenti, ti sarà più facile adattarti a quelli grandi, quando arriveranno

Questa breve storiella, apparentemente scontata, ci ricorda l’importanza e la difficoltà di adeguarsi ai continui mutamenti lavorativi, sociali e relazionali che dobbiamo fronteggiare ogni giorno. Negli ultimi decenni, i cambiamenti tecnologici ed economici hanno modificato radicalmente la società rendendola più fluida e in continua evoluzione (si pensi alla precarietà del lavoro, alla costante necessità di reinventarsi, alle infinite possibilità di spostamenti ed esperienze…).

Continuare a comportarsi come in passato, aspettandoci che siano le situazioni intorno a noi a cambiare può essere non solo poco produttivo, ma anche fonte di rabbia ed angoscia. Allo stesso modo, i cambiamenti (lasciare un lavoro poco gratificante, interrompere una relazione, trasferirsi…) possono spaventare e farci prediligere situazioni insoddisfacenti ma conosciute, chiudendoci ogni nuova possibilità futura.

Se anche tu hai difficoltà ad adattarti ai nuovi cambiamenti, se temi di esserti adagiato in situazioni conosciute per timore di quello che potrebbe succedere o se ti stai chiedendo “e io che cosa farei se non avessi paura?”,  puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

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Salute: che cosa vuol dire realmente stare bene?

“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità” (Organizzazione Mondiale della Sanità).

benessere-obiettivi-relazioni-consapevolezza-autodeterminazione

Nella quotidianità il concetto di salute viene riferito prevalentemente alle condizioni fisiche e viene considerato come l’assenza di deficit o patologie. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità collega la nozione di salute a quella di benessere, non solo fisico ma anche mentale e sociale.

Spesso i ritmi della vita moderna ci portano a vivere in modo frenetico e ripetitivo, correndo da un progetto all’altro nella speranza di raggiungere un Sé idealizzato. Questi obiettivi però non sempre corrispondono a ciò che realmente desideriamo (per esempio laurearsi in una determinata facoltà per compiacere i genitori, scegliere un lavoro per avere uno specifico ruolo sociale…) o sono un traguardo per noi troppo difficile da raggiungere. Porsi obiettivi non coerenti con le nostre possibilità o non realmente identitari può provocare non solo uno stato di malessere ma una vera e propria condizione depressiva.

In alcuni interessanti esperimenti, Martin Seligman osserva come nelle situazioni in cui sono presenti eventi negativi duraturi che non possono essere controllati, gli animali tendano a comportarsi con la rassegnazione e disperazione tipica di alcune problematiche depressive (questo fenomeno è chiamato impotenza appresa). A partire da queste osservazioni lo psicologo americano notò come la percezione della durata degli eventi (se transitori o permanenti) e di quanto possiamo controllarli sia determinante per i nostri stati d’animo. Infatti, quando possiamo decidere autonomamente il nostro agire (autodeterminazione), se riusciamo a influenzare le situazioni che ci accadono e quando consideriamo gli eventi negativi come provvisori, la percezione di benessere è maggiore.

Stare bene significa pertanto riuscire a sfruttare al meglio le nostre capacità cognitive ed emotive per rispondere agli eventi stressanti della vita quotidiana, prendere decisioni coerenti con la realizzazione di obiettivi identitari e realizzabili, riuscire a instaurare relazioni soddisfacenti con gli altri imparando a risolvere i conflitti in modo positivo. Essere in salute significa quindi avere una migliore qualità della vita. Per il raggiungimento del benessere è importante sviluppare una piena consapevolezza dei propri modi di essere e di agire, delle proprie emozioni, del proprio corpo e delle proprie modalità di relazionarsi con gli altri.

Se pensi di stare bene ma vuoi conoscere meglio i tuoi modi di essere ed emozionarti o se vorresti migliorare qualcosa nella tua vita, puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

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Bibliografia:

-Goldwurm G.F., Colombo F., “Psicologia positiva, applicazioni per il benessere”, Eirckson, 2010

-Selingman M., “Imparare l’ottimismo, come cambiare vita cambiando il pensiero”, Giunti, 2017

Allergie, diete, intolleranze: cambiare regime alimentare influisce sul nostro benessere?

Portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di Madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. […] E ad un tratto il ricordo m’è apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di Madeleine che la domenica mattina la zia Leonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè.”

[Proust – Alla ricerca del tempo perduto]

Il cibo non è solo nutrizione ma è cultura, spettacolo, ricordi e aggregazione. Per questo motivo, un cambiamento del regime alimentare non è solo una rinuncia a un determinato cibo ma comporta una vera e propria variazione delle dinamiche sociali e del proprio stile di vita.

Queste modifiche possono alterare il senso di stabilità personale cioè destabilizzare, favorendo l’insorgere di emozioni negative come tristezza e frustrazione e l’attuazione di strategie di coping (modalità di fronteggiare gli eventi stressanti) non adattive come evitamento e isolamento. Conseguentemente a ciò vi è una riduzione delle possibilità esistenziali e una diminuzione delle progettualità lavorative, sociali e relazionali (vengono cioè limitate uscite, vacanze, appuntamenti…).

Ne deriva che benessere e qualità della vita della persona con problematiche alimentari e dei famigliari che se ne occupano (in caso di adolescenti e bambini) diminuiscano in special modo nei periodi più prossimi alla diagnosi che spesso risulta di difficile accettazione. Numerosi studi mostrano inoltre come le persone con allergie alimentari abbiano più probabilità di sviluppare stanchezza cronica, ansia e depressione.

È pertanto fondamentale non sottovalutare le patologie legate all’alimentazione e rivolgersi a uno specialista in caso di problematiche psicologiche ad esse correlate.

Se hai dovuto cambiare il tuo regime alimentare e sei in difficoltà, puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

Bibliografia:

– Ferro M. A., Emotional and behavioral problems in adolescents and young adults with food allergy, European Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2016

-Polloni L. et al, Coping strategies, alexithymia and anxiety in young patients with food allergy, European Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2017

-Siniscalchi M., Fatigue in adult coeliac disease, Alimentary Pharmacology and Terapuetics, 2005

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