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E tu che cosa faresti se non avessi paura?

Consigli di lettura: “Chi ha spostato il mio formaggio?” Di Spencer Johnson

Chi ha spostato il mio formaggio?” è una breve favola che, in modo semplice e divertente, spiega l’inevitabilità del cambiamento e l’importanza di adattarsi ad esso.

I protagonisti della storia, due topolini e due gnomi, ogni giorno si avventurano in un labirinto in cerca del Formaggio necessario per il loro sostentamento. Dopo aver trovato un grosso deposito di cibo gli animaletti si comportano in modo diverso: i topolini continuano ad esplorare e fiutare i possibili cambiamenti nella scorta di Formaggio mentre gli gnomi si rilassano e si abbuffano senza preoccupazioni. Dopo molti giorni però, le provviste iniziano a scarseggiare: i topolini non si perdono d’animo e continuano le loro esplorazioni in cerca di nuovo cibo. Gli gnomi invece, certi che le loro scorte non sarebbero mai terminate, vengono colti alla sprovvista e perdono molto tempo a lamentarsi dell’ingiustizia subita.

I giorni passano e, mentre i topolini si godono le nuove abbuffate, gli gnomi continuano a tornare al vecchio deposito sperando di trovarvi nuovamente il formaggio. Sempre più affamati e dispiaciuti, si comportano tutti i giorni nello stesso modo, sperando che le cose cambino da sole. Finalmente però, uno dei due gnomi capisce che “se non cambi rischi di scomparire”: per essere felice deve quindi modificare il suo atteggiamento e ricominciare ad esplorare il labirinto in cerca di nuovo Formaggio. Lo gnomo è molto spaventato di aver abbandonato il deposito, il suo amico e tutte le cose che gli davano sicurezza ma capisce che è solo il timore a impedirgli di muoversi e cambiare.

E tu che cosa faresti se non avessi paura?

Interrogandosi con questa domanda lo gnomo trova il coraggio di proseguire fino a che, un bel giorno, riesce a trovare un nuovo deposito con un’enorme scorta di delizioso Formaggio. Vedendo che i suoi amici topolini erano già arrivati da molto tempo, lo gnomo si rende conto che “il cambiamento è inevitabile, sia che ce lo aspettiamo sia che ci colga di sorpresa”. Per questo è importante prestare attenzione a tutti i segnali ed anticipare i possibili cambiamenti:

Se noterai per tempo i piccoli cambiamenti, ti sarà più facile adattarti a quelli grandi, quando arriveranno

Questa breve storiella, apparentemente scontata, ci ricorda l’importanza e la difficoltà di adeguarsi ai continui mutamenti lavorativi, sociali e relazionali che dobbiamo fronteggiare ogni giorno. Negli ultimi decenni, i cambiamenti tecnologici ed economici hanno modificato radicalmente la società rendendola più fluida e in continua evoluzione (si pensi alla precarietà del lavoro, alla costante necessità di reinventarsi, alle infinite possibilità di spostamenti ed esperienze…).

Continuare a comportarsi come in passato, aspettandoci che siano le situazioni intorno a noi a cambiare può essere non solo poco produttivo, ma anche fonte di rabbia ed angoscia. Allo stesso modo, i cambiamenti (lasciare un lavoro poco gratificante, interrompere una relazione, trasferirsi…) possono spaventare e farci prediligere situazioni insoddisfacenti ma conosciute, chiudendoci ogni nuova possibilità futura.

Se anche tu hai difficoltà ad adattarti ai nuovi cambiamenti, se temi di esserti adagiato in situazioni conosciute per timore di quello che potrebbe succedere o se ti stai chiedendo “e io che cosa farei se non avessi paura?”,  puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

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Salute: che cosa vuol dire realmente stare bene?

“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità” (Organizzazione Mondiale della Sanità).

benessere-obiettivi-relazioni-consapevolezza-autodeterminazione

Nella quotidianità il concetto di salute viene riferito prevalentemente alle condizioni fisiche e viene considerato come l’assenza di deficit o patologie. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità collega la nozione di salute a quella di benessere, non solo fisico ma anche mentale e sociale.

Spesso i ritmi della vita moderna ci portano a vivere in modo frenetico e ripetitivo, correndo da un progetto all’altro nella speranza di raggiungere un Sé idealizzato. Questi obiettivi però non sempre corrispondono a ciò che realmente desideriamo (per esempio laurearsi in una determinata facoltà per compiacere i genitori, scegliere un lavoro per avere uno specifico ruolo sociale…) o sono un traguardo per noi troppo difficile da raggiungere. Porsi obiettivi non coerenti con le nostre possibilità o non realmente identitari può provocare non solo uno stato di malessere ma una vera e propria condizione depressiva.

In alcuni interessanti esperimenti, Martin Seligman osserva come nelle situazioni in cui sono presenti eventi negativi duraturi che non possono essere controllati, gli animali tendano a comportarsi con la rassegnazione e disperazione tipica di alcune problematiche depressive (questo fenomeno è chiamato impotenza appresa). A partire da queste osservazioni lo psicologo americano notò come la percezione della durata degli eventi (se transitori o permanenti) e di quanto possiamo controllarli sia determinante per i nostri stati d’animo. Infatti, quando possiamo decidere autonomamente il nostro agire (autodeterminazione), se riusciamo a influenzare le situazioni che ci accadono e quando consideriamo gli eventi negativi come provvisori, la percezione di benessere è maggiore.

Stare bene significa pertanto riuscire a sfruttare al meglio le nostre capacità cognitive ed emotive per rispondere agli eventi stressanti della vita quotidiana, prendere decisioni coerenti con la realizzazione di obiettivi identitari e realizzabili, riuscire a instaurare relazioni soddisfacenti con gli altri imparando a risolvere i conflitti in modo positivo. Essere in salute significa quindi avere una migliore qualità della vita. Per il raggiungimento del benessere è importante sviluppare una piena consapevolezza dei propri modi di essere e di agire, delle proprie emozioni, del proprio corpo e delle proprie modalità di relazionarsi con gli altri.

Se pensi di stare bene ma vuoi conoscere meglio i tuoi modi di essere ed emozionarti o se vorresti migliorare qualcosa nella tua vita, puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

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Bibliografia:

-Goldwurm G.F., Colombo F., “Psicologia positiva, applicazioni per il benessere”, Eirckson, 2010

-Selingman M., “Imparare l’ottimismo, come cambiare vita cambiando il pensiero”, Giunti, 2017

Allergie, diete, intolleranze: cambiare regime alimentare influisce sul nostro benessere?

Portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di Madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. […] E ad un tratto il ricordo m’è apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di Madeleine che la domenica mattina la zia Leonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè.”

[Proust – Alla ricerca del tempo perduto]

Il cibo non è solo nutrizione ma è cultura, spettacolo, ricordi e aggregazione. Per questo motivo, un cambiamento del regime alimentare non è solo una rinuncia a un determinato cibo ma comporta una vera e propria variazione delle dinamiche sociali e del proprio stile di vita.

Queste modifiche possono alterare il senso di stabilità personale cioè destabilizzare, favorendo l’insorgere di emozioni negative come tristezza e frustrazione e l’attuazione di strategie di coping (modalità di fronteggiare gli eventi stressanti) non adattive come evitamento e isolamento. Conseguentemente a ciò vi è una riduzione delle possibilità esistenziali e una diminuzione delle progettualità lavorative, sociali e relazionali (vengono cioè limitate uscite, vacanze, appuntamenti…).

Ne deriva che benessere e qualità della vita della persona con problematiche alimentari e dei famigliari che se ne occupano (in caso di adolescenti e bambini) diminuiscano in special modo nei periodi più prossimi alla diagnosi che spesso risulta di difficile accettazione. Numerosi studi mostrano inoltre come le persone con allergie alimentari abbiano più probabilità di sviluppare stanchezza cronica, ansia e depressione.

È pertanto fondamentale non sottovalutare le patologie legate all’alimentazione e rivolgersi a uno specialista in caso di problematiche psicologiche ad esse correlate.

Se hai dovuto cambiare il tuo regime alimentare e sei in difficoltà, puoi lasciare un commento con la tua esperienza o contattarmi al 3357251196 o a info@bertoncinipsicologa.it

Bibliografia:

– Ferro M. A., Emotional and behavioral problems in adolescents and young adults with food allergy, European Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2016

-Polloni L. et al, Coping strategies, alexithymia and anxiety in young patients with food allergy, European Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2017

-Siniscalchi M., Fatigue in adult coeliac disease, Alimentary Pharmacology and Terapuetics, 2005

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